Dati sull'impronta di carbonio: la perfezione non serve (almeno all'inizio)

Dicembre 18, 2023

Di Luca Bisio e Judith Bielich


Spesso, quando si parla di strategia climatica, non si sa da dove incominciare.  Iniziare questo percorso può spesso apparire complesso e disarmante: molti dei nostri clienti si sentono così quando iniziano a calcolare la propria impronta di carbonio. La sfida più grande sembra essere il reperimento di dati di qualità: non sono disponibili a livello centrale, non sono analizzabili o mancano del tutto.

Ma c'è speranza: si può iniziare ad affrontare il cambiamento climatico andando oltre la perfezione dei dati, a patto di migliorarne costantemente la qualità nel tempo.

Prima di tutto: di che tipo di dati stiamo parlando? 

Per calcolare l'impronta di carbonio, le aziende hanno bisogno di dati relativi alle proprie attività: questi includono dati sul consumo di energia, sui rifiuti, sui viaggi di lavoro e su altre emissioni. Questi dati vengono poi moltiplicati per i fattori di emissione, (di solito provenienti da database consolidati come DEFRA o ecoinvent), che forniscono il corrispettivo in CO2 dei vari materiali e attività. Questa equazione viene ripetuta per ogni fonte di emissione e sommata per ottenere l'impronta di carbonio.

Idealmente sarebbe meglio avere dei dati primari, ma se questi non sono disponibili, la buona notizia è che si possono utilizzare dati secondari (ipotesi, medie o valori predefiniti).

Qual è il problema coi dati?

Per la grande maggioranza dei settori, la maggior parte delle emissioni di un'azienda si trova nello Scope 3 (60-90%), ovvero nella catena di fornitura. Le aziende non hanno accesso diretto a questi dati e molte lavorano con un gran numero di fornitori. L'impegno richiesto a un'azienda per contattare ciascuno dei suoi fornitori e richiedere i dati sulle emissioni diventerebbe rapidamente proibitivo e molto spesso complesso, anche a causa della lontananza dei fornitori o dalla difficoltà di questi di fornire dati di qualità.

"Fatto è meglio che perfetto" 

Questo punto di vista, certamente controverso, dell'ex direttore operativo di Facebook Sheryl Sandberg offre una soluzione pragmatica al problema. Per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi il più rapidamente possibile,  dobbiamo iniziare, e il primo passo in questo caso è quello di calcolare l'impronta di carbonio.

Abbiamo tre consigli su come farlo al meglio:

Per il primo anno non ricercare la perfezione  

Non è necessario che le aziende inizino da subito con i dati primari. È possibile ottenere informazioni preziose anche da dati medi o "spend-based". Questi costituiscono la base per ulteriori analisi e le aziende possono utilizzare gli anni successivi per perfezionare i propri dati. L'importante è partire!

Idealmente, a lungo termine, i dati verranno poi forniti direttamente dai fornitori. Questo approccio iterativo porta a un continuo miglioramento della qualità dei dati e fornisce alle aziende una comprensione più accurata delle proprie emissioni.   

Anche un analisi spend-based può rivelare punti critici 

L'analisi spend-based di un'azienda tende a rivelare gli hotspot di emissione più importanti, ovvero le maggiori fonti di emissione dell'azienda. Questo perché la spesa mostra dove l'azienda spende la maggior parte delle proprie risorse. Le spese elevate sono spesso associate ad attività ad alta intensità energetica, a interazioni estese con la catena di fornitura o ad altri processi che possono avere un impatto significativo sull'ambiente. Una volta identificate queste aree, le aziende possono stabilire le priorità nella raccolta dei dati e concentrarsi sulle attività che hanno il maggiore impatto sull'impronta di carbonio.

Diventa padrone dei tuoi dati

Alcune aziende devono affrontare il problema dati scontrandosi spesso con informazioni non strutturate e sparse.

Questo può diventare un incentivo a migliorarsi: raccogliendo e riportando dati non strutturati, soprattutto all'inizio, può essere un'occasione per decidere di dedicare risorse al miglioramento della raccolta e dell'interpretazione così da diventare padrone dei propri dati.

Questo approccio proattivo non solo porta, con il tempo, ad una comprensione completa dell'impatto ambientale delle aziende, ma favorisce anche miglioramenti in aree quali l'efficienza operativa e conformità normativa. L'adozione di una migliore gestione dei dati, quindi, va oltre l'impronta di carbonio, arricchendo vari aspetti dell'organizzazione.

Fallo e basta, ma poi ottimizza il processo   

Questi utili consigli aiutano le aziende a compiere i primi passi per l'azione climatica. Ma non possiamo fermarci qui: dati primari accurati e giusti strumenti di valutazione, sono essenziali per continuare a sviluppare la propria strategia.

Una migliore raccolta dei dati consente pianificare al meglio i futuri obiettivi di riduzione e di tracciare con maggiore precisione le misure da implementare.  

Per questo abbiamo sviluppato una piattaforma per migliorare la raccolta dati lungo la catena di fornitura, così da centralizzare e analizzare le informazioni. La Network Platform aiuta ad integrare i fornitori nel processo di raccolta dati ed ottenere una panoramica sulle emissioni della catena di fornitura, consentendo di implementare strategie di riduzione e di iniziare il processo di decarbonizzazione. I fornitori inoltre possono beneficiare dell'accesso gratuito ai materiali di formazione, della condivisione dei dati sulle emissioni con i propri clienti tramite il software e del benchmarking con i concorrenti.

Se vuoi saperne di più su come possiamo aiutarti nel calcolo dell'impronta di carbonio contattaci oggi stesso;

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